Sono passati otto anni da quei petali di rosa che galleggiavano nel Mediterraneo di fronte alla città di Otranto. Una preghiera commemorativa, delicata e senza voce, come senza voce e senza nome erano le vittime della migrazione che negli anni novanta persero la vita a migliaia, proprio in quelle acque. Da allora, da quel desiderio di abbraccio sbocciato ad Otranto nel 2013, L’Arca di strada ne ha fatta: prima, costituendosi in associazione, poi salpando verso nuovi paesi e oggi, infine, ri-plasmandosi in fondazione. Una trasformazione – ha dichiarato il presidente de L’Arca del Mediterraneo Mauro Masciotti – che è in realtà una conferma e un riconoscimento assieme da parte della Diocesi di Foligno. Un riconoscimento prima di tutto giuridico, precisa, del percorso fatto in questi anni. Un cambiamento, racconta, benedetto anche da una inaspettata coincidenza di ricorrenze perché il 29 maggio, data ufficiale del passaggio de L’Arca da associazione a fondazione è infatti anche il giorno in cui la Chiesa ricorda Paolo VI, fondatore della Caritas, nella liturgia. “E’ una coincidenza non voluta che vediamo sia come una benedizione della Chiesa che come un invito continuo alla testimonianza della Carità. Il passaggio a Fondazione ci consentirà infatti di lavorare in maniera più serena e di rispondere più prontamente alle sfide sociali che ci si presentano davanti e che sono un’occasione di crescita anche per noi.” Non si può andare a Dio senza passare attraverso i fratelli, diceva Paolo VI. Questa è ancora la sfida attuale che L’Arca, a prescindere dalla sua forma, porta con sé.